IL PORTONE COME DISPOSITIVO PER SCANDIRE I RITMI DEL LAVORO
Nelle architetture produttive, le chiusure sono un punto nevralgico. Soggette a decine, talvolta centinaia di cicli giornalieri, si aprono per far transitare merci, veicoli, operatori. Un’azione apparentemente banale che, ogni volta, modifica l’equilibrio termico dell’edificio, condiziona i flussi, interrompe o accelera le attività. Ecco allora che un’architettura davvero efficace deve considerare anche il tempo operativo del portone come una variabile concreta, misurabile e ottimizzabile.
In architettura, ogni elemento mobile incide sul tempo. Nel caso del portone sezionale, questo è particolarmente evidente nei luoghi del lavoro: ogni apertura dà inizio a un ciclo operativo, ogni chiusura segna la fine di un transito, di un turno, di una giornata, creando – di fatto – una soglia attiva.
Ma non solo: nell’architettura industriale, le chiusure sezionali possono tramutarsi anche in dispositivi che segnano il passare del tempo, permettendo alla luce di penetrare negli spazi produttivi e generando comfort per i lavoratori.
Cicli di apertura, una misura di progettazione
Un portone sezionale in un magazzino logistico medio viene aperto in media tra le 30 e le 100 volte al giorno. In alcune realtà produttive si superano facilmente i 150 cicli. Questo significa che la chiusura, per quanto progettata come elemento tecnico dell’involucro, è in realtà un elemento dinamico, al pari di un ascensore o di una passerella mobile.
Eppure, nei progetti architettonici, raramente si considerano i tempi di apertura/chiusura come parametri reali. Ma un ciclo di 18-20 secondi, moltiplicato per decine di utilizzi, può incidere sulla fluidità dei processi interni, sul carico di lavoro degli impianti HVAC, sulla sicurezza dei lavoratori e sulla loro efficienza.
Proprio per questo, esistono oggi automazioni ad alta frequenza, pensate per ridurre questi intervalli a pochi secondi, con gestione fluida e silenziosa.
🔗 PORTE RAPIDE BREDA: QUANDO OGNI SECONDO CONTAPer ambienti dove la velocità è una necessità progettuale, le porte rapide Breda garantiscono massima efficienza e fluidità nei passaggi frequenti. Realizzate in PVC flessibile ad alta resistenza antistrappo, sono progettate per cicli intensivi e offrono tempi di apertura ridotti. Grazie alla chiusura automatica e al sistema di riavvolgimento self-repair in caso di urto accidentale, riducono le dispersioni termiche, migliorano la sicurezza e ottimizzano i flussi in ambienti produttivi, logistici o alimentari.
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Tempo e tenuta per l’efficientamento energetico
A ogni apertura del portone, cambia l’equilibrio dell’ambiente. In inverno, la dispersione termica può far aumentare sensibilmente i consumi per il riscaldamento; in estate, può contribuire al surriscaldamento dei reparti, specie in ambienti con ventilazione controllata.
Qui il tempo diventa un fattore termotecnico: ogni secondo di apertura deve essere compensato da un isolamento ottimale e da una rapida chiusura. A fare la differenza sono pannelli ad alta densità isolante, guarnizioni e sistemi di controllo che evitano aperture prolungate inutili.
In edifici nZEB (a energia quasi zero) o in progetti di efficientamento, i secondi di apertura sono energia persa, pertanto vanno ridotti o gestiti in modo automatizzato.
🔗 THUNDER. ISOLAMENTO DINAMICO PER L’INDUSTRIAThunder è la porta rapida Breda pensata per coniugare robustezza e performance termiche. Dotata di un manto in doppia lamiera di alluminio o in acciaio da 50 millimetri, dispone di una struttura e di uno speciale sistema di avvolgimento a spirale che consente ai pannelli di riavvolgersi a una velocità di due metri al secondo, senza mai toccarsi tra loro. Un sistema che riduce il tempo di esposizione agli scambi termici e che ottimizza l’isolamento degli ambienti, migliorando l’efficienza energetica dell’intero edificio.
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Luce naturale per percepire il passare del tempo
Dimensione meccanica e funzionale, ma anche percettiva: il portone industriale può diventare un prezioso elemento per vivere il passaggio del tempo secondo le corrette funzioni fisiologiche del cervello umano.
Nei modelli con sezioni vetrate, la luce naturale attraversa gli ambienti di lavoro e ne modifica l’aspetto lungo la giornata. Per chi lavora all’interno, il portone diventa così anche una membrana sensibile tra dentro e fuori, che permette di percepire il meteo, la stagione, persino l’ora. È un raccordo atmosferico che offre continuità visiva e migliora la qualità dell’ambiente.
Dal punto di vista progettuale, questo tipo di portone ha molteplici vantaggi: regola la luce naturale, riduce l’uso di impianti di condizionamento e apre un dialogo architettonico con l’esterno, senza rinunciare a isolamento e sicurezza.
🔗 APOLLO DI BREDA: LA CHIUSURA CHE PORTA IL SOLEVersatile e installabile ovunque, Apollo è il portone a libro Breda che si apre alla luce. La sua struttura si distingue per le guide a terra e le dimensioni notevoli che permettono la chiusura anche di ampissimi vani. Grazie alle sezioni vetrate integrate ai pannelli, lo spazio produttivo dialoga con l’esterno e con la luce naturale. Una soluzione tecnica che migliora il comfort visivo e riduce l’uso di illuminazione artificiale, senza compromettere l’isolamento o la sicurezza.
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